Deep emotion

Deep emotion è il titolo di una musica che ho avuto per caso. Poesia di note gentili e intense che scaturiscono dalle corde di una chitarra. L’emozione profonda, appunto, che si espande partendo da una impercettibile nota e si unisce a altre in un breve accordo iniziale. Essa accoglie in sottofondo lo stridio sottile e metallico prodotto dalla pelle delle dita sulle corde ruvide e lo sfregamento audace delle medesime sul manico che da l’impressione di udire una voce aspra che accenna a cantare. Già mi immagino le mani sapienti e incorporee che le accarezzano e le sfiorano originando la vibrazione armonica.  Non esistono strofe o ritornelli, ma musica che scorre senza sommergere se stessa. Come un fiore che apre i suoi petali uno a uno e si dischiude in una struggente attesa la musica prende forma e scioglie il suo profumo.

La mano incorporea che sale e scende cercando, inseguendo, esplorando tonalità profonde che raggiungono il centro del respiro mentre l’altra arpeggia sopra il rosone -che è l’occhio immateriale dello strumento – e danza percuotendo i polpastrelli induriti dall’esperienza come provetti equilibristi sulle corde tese. Musica d’istinto. Questo è ciò che si comprende. Musica per l’anima e non per l’orecchio; musica per la mente, residenza impervia delle emozioni; musica che si trasforma continuamente come le figure nate dentro a un caleidoscopio; musica irregolare e frastagliata come certe rocce che si tuffano nell’oceano. Musica che accompagna e sottolinea il ritmico battito del cuore.

Emozione profonda e arcana, incomprensibile eppure manifesta e che sussurra parole che provengono dal più profondo, più autentico e universale linguaggio mai scritto. Profondità e oscurità non sono sorelle in essa e, anzi, possono non appartenersi e neppure completarsi. Profondità ineluttabile che ingloba come un enorme buco nero cosmico tutte le emozioni, anche quelle mai vissute. Per un momento, per la durata dell’esecuzione musicale, sono immersa dentro a emozioni che non mi sono mai state mie. Non vi è oscurità nelle immense profondità di una sensazione, ma esiste l’enfasi impressa nella fragile superficie dell’anima.

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