Spazio

Era da tanto tempo che non assaporavo più i colori e i rumori della città. Osservavo placidamente il riflesso del sole sul fiume e i ponti che parevano sospesi a mezz’aria. Non facevo troppo caso ai monumenti e ai palazzi antichi, come se, a forza di averli sotto gli occhi mi fossi assuefatta alla loro presenza che davo per scontata; mi concentravo soprattutto nella visione d’insieme, sul risultato di tanto edificare, di tanto costruire. L’espansione edilizia è un grottesco essere fagocitante che inghiotte ettari di terreno, alberi, vecchie case e cascine, ingloba torrenti, ruscelli, distrugge paesaggi; è un mostro che lascia una scia d’asfalto grigio scuro ai cui bordi nascono palazzi tutti uguali, altrettanto grigi e scuri.  Per fortuna la parte vecchia, dentro le mura spesse e antiche, non pareva essere travolta dallo stesso destino, anzi sembrava crogiolarsi disinteressata rinchiusa nella sua bolla senza né tempo e né spazio. Il tragitto percorso in sella al mio vecchio e sgangherato motorino a due tempi è stato breve, ma la ricerca del posteggio ha occupato una porzione di tempo superiore rispetto al viaggio stesso. Sono riuscita a scorgere un buco perfetto, delle dimensioni incredibilmente giuste. L’ho visto, anzi lo ho scorto magicamente, in mezzo tra due motociclette cromate e fiammanti, superbe e consapevoli della loro superiorità e bellezza. Quasi quasi mi sono vergognata di dover occupare tale spazio, tuttavia non ci ho pensato due volte e, dopo varie manovre per non urtare quei veicoli dall’aspetto costoso, ho messo sul cavalletto il mio Ciao della Piaggio. Forse stonava un po’ quel colore rosso intenso che spiccava tra tutti, ma che, proprio per quel motivo, mi aveva resa tanto orgogliosa quando l’avevo comprato anni fa. Rosso come il succo d’arancia appena spremuto e fresco, rosso come un tramonto di primavera che annunciava la sua comparsa alzando un lieve venticello.

20 pensieri riguardo “Spazio

  1. Quando la materia si fa astrazione, anche la meccanica diventa testimone.

    Palazzi che si ergono verso il cielo e occhi che scrutano un perduto orizzonte, perduto per sempre ma vivo nella memoria.

    Un abbraccio

    Giancarlo

  2. Qualche tempo fa scrissi un breve inizio di raccontino-ino adolescenziale, doveva dare il via a un noir, che però non ho mai trovato il tempo di scrivere sino in fondo… e poi quasi mi dispiaceva per i personaggi 🙂

  3. I used to live in a small town in my hometown for decades, but later I left it. Recently, when I returned to my hometown, I found that many familiar buildings were missing, and many new streets and buildings appeared. The expansion of buildings has changed the appearance of towns, with old things slowly disappearing and new things constantly emerging. This may be an inevitable result of social development. We miss the environment we used to be very familiar with, the past that has disappeared, but the social environment is constantly updating and developing, just like reading books, old pages will eventually turn over and come to new chapters.

  4. Ah, se rispondo con ritardo, un po’ è che rispondo con ritardo (appunto) un po’ è che WordPress, specie con i blog privati fa qualche scherzo strano e le notifiche arrivano con un certo ritardo.

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